L'Argomedonte: Capitolo VI
L’ARGOMEDONTE
VI.
Intermezzo
2
Lucy. Come ho fatto a dimenticarla in tutto
questo tempo? Ora che vedo il mondo con gli occhi di una donna, che sento la
sinuosità e la sensualità del suo corpo, il suo profumo inusuale e a me
sconosciuto, il pensiero mi è andato direttamente e improvvisamente a lei. Mi
mancano il suo respiro forte e rassicurante, il suo afrore di rettile caldo e
umido, il suo alito salmastro di alghe e pesci putrefatti, il suo sguardo,
immobile ma così intenso e irresistibile, il suo ronfo quando dormiva accanto a
me, i suoi rutti soddisfatti dopo avere mangiato. Lucy è riuscita a nascondersi
ai nostri cacciatori rimanendo immobile e paziente grazie all’intelligenza che
solo le femmine hanno, ansiosa e affranta per il mio destino. Io mi sono fatto catturare
come uno stolto, solo per imporre al mondo il mio verso e la mia presenza, da
maschio tronfio e supponente. Lei se ne è stata zitta, assistendo nascosta e
disperata alla mia cattura.
Cosa starà facendo adesso? E’ sola, senza la
mia protezione e il mio impacciato e goffo amore: se la caverà?
La dottoressa
Baldi menava la sua stanca vita tra un’aula e l’altra dell’Università, portando
avanti pigramente e svogliatamente i suoi studi, senza che nessuno la
contattasse. Ormai nessun studente le chiedeva una tesi di laurea, e nessun docente
le chiedeva più consigli come ai tempi del suo sodalizio con De Ascentis. Il
suo sguardo e il suo comportamento erano sempre più assenti, come se stesse
pensando ad altro. In compenso si era di molto rafforzato il rapporto con il
padre dal quale, fino alla morte del professore, si era tenuta ben distante per
evitare accuse di nepotismo o quant’altro. Tuttavia, molti pensavano che il suo
cambio di carattere fosse dovuto a una qualche supponenza derivante dal padre
nominato Presidente del Consiglio.
Ovviamente,
sicuramente per un atto ritenuto doveroso nei confronti di Ascentis, le venne
affidata la cattedra ricoperta un tempo dal professore, ma la sua empatia con
colleghi e studenti non migliorò.
Un giorno, mentre
Valeria si trovava in questo stato di torpore e di inedia, ricevette una telefonata
dal padre che, dopo tanto tempo, aveva voglia di vederla e di scambiare quattro
chiacchere con lei.
Il presidente
Baldi era oberato di lavoro, ma sentiva il desiderio di recuperare il rapporto
sempre trascurato con la figlia che, fra l’altro, sembrava ritenerlo l’unica
persona meritevole di attenzione e, perché no, di affetto.
L’incontro
avvenne a Palazzo Chigi, nello studio privato del Presidente che si congratulò
con la figlia per il brillante avanzamento di carriera, dimostrandole comunque
la partecipazione al lutto per la perdita del professore. Valeria non si
dimostrò particolarmente colpita dall’atteggiamento affettuoso del padre, anzi,
dimostrò una certa insofferenza che si trasformò presto in un ansimo pesante,
finché non crollò a terra schiumando bava dalla bocca fino a rimanere immobile,
gli occhi sbarrati rivolti verso il soffitto affrescato. Il Presidente ebbe un
brivido, guardò sua figlia esanime a terra ma non batté ciglio. Uscì dallo
studio e disse al carabiniere di servizio di chiamare il medico del Palazzo.
I funerali
della professoressa Baldi furono celebrati in forma privata. Tuttavia, tutti si
domandavano che ripercussioni avrebbe avuto la sua morte sul Presidente, a lei
così legato, soprattutto negli ultimi tempi.
In realtà Baldi
continuò la sua attività senza dimostrare particolare tristezza, con un tocco
di spregiudicatezza in più, minore attenzione per le opposizioni e per le
istanze sociali, e più attenzione alla realpolitik internazionale.
6. Continua …
Vedi anche:
Capitolo I Capitolo II Capitolo III Capitolo IV Capitolo V Capitolo VII
Per favore, quando scrivi un commento, se puoi lascia il tuo nome o anche un nickname. Grazie
Povero Argomedonte, povera professoressa Baldi! Spero in un finale a sorpresa.
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