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Riti di passaggio

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  Riti di passaggio Era giunto il momento. La mia carta d’identità stava per scadere e avrei dovuto rinnovarla. Dovevo prepararmi ad affrontare la relativa noiosa procedura: le fotografie nuove, con i “ sorrida, prego… non troppo però, sia più naturale! ” e il solito medesimo risultato: un Moai  dell’Isola di Pasqua colto da paresi. E poi prenotare l’appuntamento in Comune, organizzare la giornata, pianificare il periodo in cui sarei rimasto senza documento, ecc. ecc. Inoltre, avrei dovuto sostituire il mio vecchio documento cartaceo con la nuova carta elettronica, depositaria di mirabolanti e irrinunciabili servizi digitali che, già lo sapevo, non avrei mai compreso né tantomeno utilizzato. Mi dispiaceva restituire quel vecchio documento sdrucito, compagno di tanti viaggi, concubino di tanti letti d’albergo, garante integerrimo di noleggi di biciclette, auto, motorini e quant’altro: lui e la patente sono sempre stati i miei fedeli scudieri, sempre pronti a difendermi dalla

IL Pendolare News 10

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  È stata pubblicata su  La Repubblica dell'11 febbraio 2024 questa lettera alla rubrica "Posta e risposta" di Francesco Merlo. (clicca sull'immagine per ingrandire) Vedi anche la  BIBLIOGRAFIA Per favore, quando scrivi un commento, se puoi lascia il tuo nome o anche un nickname. Grazie Visitate e seguite la mia pagina Flickr "Roberto Rognoni",  https://www.flickr.com/photos/roberto57/  . Ogni giorno foto, frasi e citazioni da film di tutti i tempi 😊

Il Progetto

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  Il progetto   “Perché noi abbiamo già messo a punto con la nostra nativity coach un completo e accurato progetto genitoriale per nostro figlio”. Sentendo queste parole, Rufus Caligola Falco fece un salto nella placenta, provocando una forte risacca del liquido amniotico avvertita, con una certa preoccupazione, anche dalla sua futura mamma, Nicole Naldini, brand-fashion influencer da 2,7m di followers che, assieme al compagno food-design blogger Brando Spellanzani, stava concedendo un’intervista a un noto sito di gossip sulla nascita del loro futuro figlio. Rufus tese le sue piccole orecchie appena formate che, seppur non ancora dotate di microcuffie bluetooth, funzionavano piuttosto bene, riportandogli le parole della mamma, anche se con un tono un po’ cavernoso, dovuto al rimbombo dell’ambiente umido in cui si trovava. “Il nostro progetto genitoriale per Rufus prevede, in concomitanza con la gravidanza e la preparazione del parto, un attento monitoraggio dei ritmi della

Desperate Housewife 4

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  I Mondiali di calcio del ‘98   Mirca e Nicola erano fidanzati da pochi mesi quando i Mondiali di Calcio in Francia piombarono sulle loro abitudini come uno tsunami. Prima di quell’evento, il protocollo era semplice: Nicola si recava quasi ogni sera a casa di Mirca, dopo cena. I genitori di lei si ritiravano in buon ordine nella loro camera e i due accendevano la televisione si accovacciavano stretti sul divano, guardandosi bene dal rivolgere gli occhi allo schermo: la TV era una sorta di caminetto che scaldava i due innamorati trasmettendo, placida, documentari sulla vita degli Inuit e accesi dibattiti sullo sciopero dei tassisti a Roma, senza disturbare la loro intimità. Ma quel 10 giugno 1998, giorno di inizio dei Mondiali, cambiò radicalmente le loro abitudini. Nicola arrivava trafelato a casa di Mirca, preoccupato di essersi potuto perdere gli inni nazionali delle squadre che stavano per iniziare la partita, beveva in un sol sorso il caffè che lei gli aveva preparato, s

Cursus Honorum

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Cursus Honorum   Tutto sommato, la prima elementare scorse via tranquillamente. La maestra Frare ci governava come una nidiata di conigli, rinchiusi nella nostra aula-stabbio, ignari del nostro destino (cucinati alla cacciatora?), tirandoci su a paginate di aste sbilenche e “o” minuscole col ricciolo in alto, da non confondere con le “a”, che il ricciolo invece ce l’hanno in basso. Solo la H    maiuscola corsiva era un cimento quasi insuperabile, ma se, dopo infiniti tentativi, ce la facevi, poi eri a posto. La maestra Frare era una signora minuta, leggermente claudicante, con i capelli cotonati come si usava in quegli anni ’60. Prossima alla pensione, pensava soprattutto ad arrivare indenne alla fine della giornata e osservava quella voliera di bimbi bercianti che avrebbe dovuto educare con un certo astio e molta rassegnazione. Poiché faticava a camminare, se ne stava tutto il tempo seduta in cattedra, tenendo sempre pronta vicino a sé una lunga canna di bambù appoggiata m

Antelao

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  Antelao     Antelao ! Quando mio padre pronunciò questa parola, con sguardo ardente volto verso l’infinito, un brivido corse lungo il metro e dieci del mio corpo mingherlino di bambino. Nel piccolo paese dove abitavamo, per poter avere una vita sociale soddisfacente e il rispetto e la stima della gente dovevi essere obbligatoriamente iscritto al CAI. Così mio padre, uomo di pianura cresciuto tra le sterminate risaie della Lomellina, in quanto direttore della locale banca, dovette fare la tessera a tutta la famiglia per migliorare i rapporti con i clienti e gli imprenditori della zona. Tuttavia, ben presto i miei genitori si entusiasmarono per le gite in montagna e gli armadi di casa si popolarono rapidamente di camice a scacchi di flanella, pantaloni di fustagno, giacche a vento e scarponi pesanti. “ La montanara uè ” era tra le hit musicali della famiglia e i romanzi di Carlo Sgorlon venivano divorati e mandati a memoria. Un poster di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni

Il Pendolare News 9

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  È stata pubblicata sul Venerdì di Repubblica del 20 ottobre 2023 la lettera a Michele Serra del 2 ottobre. (clicca sull'immagine per ingrandire) Se non si riesce a leggere, ecco la risposta di Serra: Poco da aggiungere. Funziona così. una infarinatura tecnologica che nella maggior parte dei casi non aggiunge sostanza, non accorcia i tempi, non facilita le persone. Nemmeno le persone che lavorano negli uffici. Le racconto una piccola cosa: un immigrato con lavoro regolare deve comunque rinnovare il permesso di soggiorno ogni anno. E va bene. Ma ogni anno, a parte la documentazione da riprodurre identica all'anno precedente, deve andare in questura per farsi riprendere le impronte digitali. Ho domandato a un gentile addetto: mi scusi, ma secondo lei gli immigrati, ogni anno, si fanno un trapianto della mano? Ha sorriso desolato e mi ha detto: e che ci possiamo fare? Questa è la regola. Vedi anche la  BIBLIOGRAFIA . Per favore, quando scrivi un commento, se puoi lascia il tuo no