L'Argomedonte: Capitolo III

 



L’ARGOMEDONTE

III.

 

Tre mesi dopo, nel suo studiolo ricavato tra le tende del campo base sul Mare Artico, De Ascentis osservava il suo libro scrollando la testa.

La spedizione scientifica era stata organizzata ed era partita due mesi prima, formata dal professore, naturalmente dalla dottoressa Baldi e da quattro giovani ricercatori che non avrebbero avuto nessuna intenzione di perdere il loro tempo e di patire tutto quel freddo per quella impresa pazza e strampalata.

Nonostante le decine di escursioni, i rilevamenti con gli strumenti più sofisticati, i continui pattugliamenti nei dintorni delle coordinate geografiche fornite da Laughensis, finora dell’Argomedonte non v’era nessuna traccia.

Il professore ripeté ad alta voce per l’ennesima volta quel nome, Laughensis, e improvvisamente una fitta, come una pugnalata, gli attraversò la mente e il cuore. Scandì ancora una volta il nome con la voce rotta da un singhiozzo: LAUGHensis: LAUGH: Risata… Laughensis poteva voler dire qualcosa come ridanciano, ridicolo, scherzoso; insomma, una presa per i fondelli. Improvvisamente concepì che poteva essere tutto uno scherzo, architettato forse dal suo amico-rivale Gould come una ultima, terribile beffa.

Si abbandonò su una sedia ansimando, cercando a tastoni la sua inseparabile fiaschetta: il mondo gli stava crollando addosso: per la prima volta nella sua vita una lacrima gli scese tra le rughe del suo volto di vecchio, dopodiché si lasciò andare a un pianto dirotto.

In quel momento entrò Valeria ansimando:” Professore, forse lo abbiamo trovato!”.

-        Che? Come?

Biascicò con la voce impastata dal whisky e dal pianto.

-        Gli strumenti hanno rilevato a circa venti miglia da qui un grosso oggetto in movimento che emana calore e umidità. Tutto porta a supporre che si tratti di un essere vivente, quasi sicuramente un animale molto grosso.

-        Si tratterà di un orso.

-        No. E’ troppo grosso per essere un orso. Inoltre, il modo di muoversi di un orso, come lei ben sa, è stato a lungo studiato ed è ben conosciuto. Questo si muove molto più lentamente e in un modo assolutamente anomalo.

Il professore si asciugò le ultime lacrime, si ricompose e, indossando la giacca a vento termica ordinò: “ Andiamo!”

In un attimo furono fuori. Le motoslitte erano già pronte e in moto. I quattro ragazzi della spedizione si guardavano increduli e infreddoliti, come se stessero assistendo a un evento soprannaturale.

De Ascentis salì su uno dei mezzi, aggrappandosi con tutte le sue poche forze di vecchio al robusto ragazzo che guidava la motoslitta e partirono.

Si fermarono a tre miglia dal punto di avvistamento e lui cominciò a scrutare l’orizzonte con un binocolo elettronico finché, quando ormai stava per rassegnarsi a un falso allarme, lo vide: enorme, maestoso, si muoveva come un imperatore portato in trionfo, dalle narici e dalla bocca emanava un fumo denso, azzurrognolo e, incredibilmente, gli sembrò perfino di sentire il suo grugnito, o barrito: non sapeva come definire quel verso. Certo, poteva trattarsi di qualche raro animale in via di estinzione, ma lui ormai ne era certo: era l’Argomedonte.

3. Continua

Vedi anche:

Capitolo I     Capitolo II     Capitolo IV     Capitolo V     Capitolo VI     Capitolo VII


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Commenti

  1. Una miscela di scienza, fantascienza, mitologia con un pizzico di ironia. Racconto che stuzzica la mia curiosità. Complimenti! Valentina

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