L'Argomedonte: Capitolo V
L’ARGOMEDONTE
V.
Intermezzo
1
Non so perché l’ho fatto. A dire il vero non so
neppure come sia riuscito a farlo. Non mi era mai capitato, ma quando ho visto
quell’ometto (è la prima volta che vedo un uomo, non so neppure come abbia
fatto a riconoscerlo e dargli un nome), salterellare intorno a me urlacchiando
frasi sconnesse: “E’ lui! L’ho trovato!, L’ho preso!”, ecc. ecc., non c’ho più
visto.
Una volta entrato nel corpo di questo organismo
che tutti chiamano “professore” (non ho la minima idea di cosa voglia dire), mi
sono messo a contemplare il mio vecchio corpo, ormai cadavere.
Mi sono commosso a vedere quel corpaccione
pingue e umido, il suo sentore mucido di muffa e di acqua salmastra, le pupille
degli occhi verticali e fisse, finestre del mio debole cervello, le
incrostazioni di alghe e licheni ammuffiti sul mio corpo, i parassiti che
spadroneggiano da sempre sulla mia pelle e il loro pizzicore, le scaglie appuntite
sulla schiena come fedeli e attente sentinelle a guardia di una fortezza ormai
violata. La pelle umida e raggrinzita, difesa di tutte le intemperie. Ho già
nostalgia della banchisa fredda su cui riposare la mia pancia molle, del vento
freddo del nord che mi sferzava il muso portandomi gli odori del mio gelido
mondo che davano un senso alla mia vita.
Ora che sono prigioniero di questo nuovo corpo capisco
l’importanza di tutti questi segnali di libertà, una libertà che non so se
riuscirò a difendere e conservare. Mi si sta aprendo una nuova vita: come si
comporta un uomo? Questi esseri umani si comportano in modo strano, sono sempre
alla ricerca di qualcosa che non trovano quasi mai, e quando lo trovano si
rimettono sempre in cerca di qualcos’altro, inquieti, insoddisfatti. A me
bastava guardare la lama rossa del sole all’alba, rotolarmi sulla banchisa
ghiacciata e confortevole, osservare e governare il mio piccolo mondo di cui
ero padrone, dormire, mangiare ciò che riuscivo a cacciare o ciò che mi portava
in dono ogni giorno la risacca del mare. Come mi comporterò? Come andrà a
finire?
Da quel giorno
il professor Ascentis cambiò completamente stile di vita: nonostante le analisi
sul corpo dell’Argomedonte procedessero febbrilmente, lui non ne pareva
particolarmente interessato. Si era rinchiuso nei suoi studi, parlava
pochissimo, praticamente solo con la sua assistente che lo osservava perplessa
e preoccupata. La fiaschetta di Lagavulin era ormai dimenticata in uno stipetto
dove il professore teneva i suoi effetti personali.
Il corpo
accademico non sapeva che pesci pigliare: lasciarlo ai suoi studi o omaggiarlo
di una qualche onorificenza?
Finché, un
giorno, il professore convocò Valeria per comunicarle chissà cosa: quando la
dottoressa entrò nel suo studio, lo vide sofferente, piegato su sé stesso e
incapace di muoversi, di respirare, né tantomeno di parlare. La dottoressa non
fece neppure in tempo di chiedergli come stava: De Ascentis si accasciò al
suolo, privo di vita.
Valeria sentì
un leggero brivido, ma si ricompose subito: uscì, chiamò qualcuno e mormorò,
senza nessuna espressione: “Il professore è morto. Credo un infarto, o un ictus”.
Come era
ampiamente previsto, il governo in quei giorni cadde e, dopo frenetiche
consultazioni e con l’autorevole mediazione del Presidente della Repubblica
venne costituito un governo di emergenza nazionale. Come tutti si aspettavano a
dirigerlo venne chiamato Alberto Baldi, che subito, dopo rapide consultazioni,
costituì un governo di maggioranza, con l’appoggio esterno, anche se fortemente
critico, dell’opposizione, grazie al prestigio e alla stima di cui godeva
presso tutto il mondo politico.
Intanto Valeria era cambiata: sembrava avesse perso ogni entusiasmo per la ricerca scientifica e si limitava a sbrigare le faccende amministrative e di routine. Il suo comportamento veniva giustificato con il lutto subito per la morte del professore, ma in realtà non lo citava mai, come se non lo avesse mai conosciuto. Ben presto si ritrovò sempre più isolata e quasi nessuno più la cercava per un consiglio o un parere.
5. Continua ...
Vedi anche:
Capitolo I Capitolo II Capitolo III Capitolo IV Capitolo VI Capitolo VII
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Triste la riflessione dell'animale .....
RispondiEliminaAvvincente
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