Mi chiamo Said

 



Mi chiamo Said

 

Salve. Mi chiamo Said.

Vengo dall’Eritrea.

Sono arrivato in Italia sei mesi fa, su un barcone pagato a caro prezzo con tutti i miei risparmi a degli scafisti libici, dopo avere lasciato la mia famiglia e attraversato mezza Africa.

Quando mi sono imbarcato sul canotto ho portato con me Alì, il mio gattino che mi ha sempre tenuto compagnia in questi tempi difficili.

Dopo venti giorni di navigazione siamo arrivati in vista di Catania, ma lì ci hanno bloccati.

Abbiamo atteso per giorni di poter sbarcare, finché, finalmente, abbiamo avuto un’ispezione della Capitaneria di Porto Italiana e dei responsabili medici.

Quando gli ispettori hanno visto Alì, hanno subito comunicato la cosa alle Autorità competenti:  Prefettura, Guardia Costiera, Sindaco, Lega Protezione Animali, ecc. ecc.

Siamo stati subito sbarcati, il gatto e io, accolti festosamente dalla popolazione e da decine di persone che volevano farsi un selfie con Alì. Le associazioni animaliste hanno dato molta enfasi alla cosa.

Mentre i miei compagni di viaggio attendevano, estenuati, le decisioni delle Autorità per il loro sbarco, io e Alì siamo stati immediatamente trasferiti in un albergo: croccantini per il gatto e pasto caldo e doccia per il sottoscritto.

Dopo poche ore, ci comunicano che Alì è stato invitato a un programma televisivo pomeridiano condotto da una bella e influente signora: non so ancora se sono stato invitato anch’io.

Ebbene sì: anch’io sono stato invitato al programma, se non altro come proprietario della simpatica bestiola: va bene così: rimedierò qualche pranzo  e vestiti nuovi e decenti.

Alì viene presentato nella trasmissione come una star tra il tripudio  e la commozione del pubblico, io rimango un po’ in disparte lasciando il palcoscenico al micio: del resto nessuno sembra particolarmente interessato a me.

La conduttrice, visibilmente commossa, si prodiga  a raccontare le peripezie del delizioso micino, ancora spelacchiato e magro per l’esperienza vissuta, che ha dovuto attraversare mille difficoltà per giungere in Italia, dove tutti sono disposti ad adottare questi sfortunati animaletti.

C’è solo un problema: bisogna trovare un nuovo nome ad Alì, nomignolo troppo distante dai canoni occidentali: un veloce sondaggio su Twitter che raccoglie migliaia di risposte promuove il nome “Birillo”, molto apprezzato nelle case italiane, che ha la meglio su “Pallino” e “Birba”.

A questo punto la conduttrice, con occhioni ai quali non è possibile dire di no, lancia un accorato appello alla nazione per trovare una casa e un lavoro al proprietario del gatto (cioè io) per il sostentamento della bestiola.

Prestigiosi esponenti della politica e delle associazioni animaliste lanciano un crowdfunding, di cui sono i primi sottoscrittori, per assicurare a Birillo un’adeguata esistenza.

 

Salve. Mi chiamo Said.

Vengo dall’Eritrea.

Oggi vivo in un dignitoso appartamento nella periferia di Roma, lavoro come magazziniere in un supermercato della COOP.

I miei colleghi mi vogliono bene, mi chiedono di Birillo e mi fanno spesso regali per lui.

Il direttore mi fa lo sconto sul cibo per gatti.

Io e Alì siamo felici.

P.S.: Dei miei compagni di viaggio dalla Libia a qui non so più nulla.

Alcuni sono morti di malattia, di stenti, di parto o di stupro durante la traversata.

Alcuni sono annegati, o nel tentativo di sbarcare o perché gettati in mare dagli scafisti.

Alcuni sono ancora rinchiusi, ammassati  nei centri di accoglienza italiani.

Alcuni sono stati riportati nei lagher libici.

Alcuni sono fuggiti e vagano per l’Europa come fantasmi disperati.

Alì, scusate, Birillo, è qui sulle mie ginocchia che gioca con una pallina antistress.


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Visitate e seguite la mia pagina Flickr "Roberto Rognoni", https://www.flickr.com/photos/roberto57/ . Ogni giorno foto, frasi e citazioni da film di tutti i tempi 😊

Commenti

  1. È tremendo, bellissimo, ma tremendo, e molto realistico, ahimè

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  2. È una storia verosimile, forse vera. Per associazione di idee, mi fa ricordare l'intervista letta qualche tempo addietro a due genitori di una famiglia di una decina di figli - allora., ora saranno di più... - in cui raccontavano che spesso la gente si fermava per strada per fare una carezza al loro... cagnolino.

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  3. Oso dire che Birillo è stata una specie di mascotte per Said

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