Sulle strisce pedonali

 



Sulle strisce pedonali

 

La faccenda è questa.

Tu sei sul ciglio della strada, di fronte alle strisce pedonali. Devi attraversare: guardi a destra e a sinistra e indugi un attimo. Un’auto arriva, non accenna minimamente a rallentare e passa veloce. Va bene, ci sta, vediamo la prossima.

Il Suv si avvicina velocemente ma, all’ultimo, rallenta fino a fermarsi. I tuoi occhi incrociano quelli del conducente, un signore abbronzato di mezza età, occhiali a specchio sulla fronte e braccialetti e collanine quanto basta ed ecco che, un attimo prima che tu, sicuro dei tuoi diritti ti appresti ad attraversare, lui ti fa un gesto imperioso col capo, o addirittura con la mano, come per dire “Dai, passa, te lo concedo nella mia infinita bontà, ma sbrigati!”

Ora tu vorresti andare da quel signore, bussargli cortesemente al finestrino e spiegargli pazientemente che, secondo il codice della strada, tu hai il diritto di attraversare e lui il dovere di fermarsi e attendere, che tu attraversi non grazie alla sua magnanimità ma perché tocca prima a te. Che le strisce pedonali sono state inventate proprio per questo, per tutelare i pedoni, e non per creare delle zone franche in cui le regole sono a discrezione degli automobilisti.

Vorresti ricordargli che la vita è piena di inciampi e imprevisti, e che per dovere attendere qualche secondo che i pedoni passino non serve smadonnare e sgasare rinchiusi nel proprio abitacolo o anche solo tambureggiare nervosamente sul volante. Che sgasare aumenta l’inquinamento e smadonnare aumenta gli anni di purgatorio. Che fermarsi qualche secondo può anche aiutare ad avere pensieri nuovi e positivi, a rivedere in parte il nostro tempo convulso e trafelato, a immaginare nuovi orizzonti. Che riconoscere serenamente un diritto altrui non è un segno di debolezza ma di forza. Che se ci fossimo trovati in una situazione analoga a ruoli invertiti, avrebbe sicuramente inveito verso l’automobilista arrogante e impaziente.

Invece, comincio lentamente ad attraversare cercando in tutti i modi di non mostrare riconoscenza, impettito nella certezza delle mie ragioni e nel dimostrare che ne sono conscio.

Una vecchietta mi sorpassa trotterellando veloce accennando un gesto di ringraziamento verso l’auto. Vorrei prenderla affettuosamente sottobraccio e spiegarle che non deve ringraziare nessuno, che lei ha tutto il diritto di attraversare mettendoci tutto il tempo che le serve, senza correre, che rischia di cadere.

Invece procedo dritto e silenzioso, sentendo addosso gli occhi gelidi dell’automobilista e il rumore fastidioso delle accelerate in folle.

Arrivo finalmente dall’altra parte della strada e ascolto senza voltarmi lo stridio dell’auto che riparte sgommando.

Avrei voluto vedere se invece del sottoscritto il signore avesse incontrato i Beatles mentre attraversavano Abbey Road …


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Commenti

  1. Condivido! Hai tutto il mio supporto! Essere troppo riguardosi va proproo così sulle zebrate. Bisognerebbe essere tutti come certi tipi che attraversano senza alcun indugio né attenzioni per vedere l'effetto contrario.

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