Nozze d'oro

 


Nozze d'oro


Il 1953 è stato un anno ricco di accadimenti.

In Italia viene approvata la legge truffa e, dopo le elezioni, Giuseppe Pella forma un governo monocolore democristiano.

Viene costituito l’Ente Nazionale Idrocarburi: l’ENI di Enrico Mattei.

In Unione Sovietica, muore Stalin: la segreteria del partito va a Nikita Krusciov: l’URSS fa esplodere la sua prima bomba atomica.

In Jugoslavia l’assemblea nazionale approva una nuova costituzione, elegge il maresciallo Tito alla carica di presidente della Repubblica e conferma la propria indipendenza dall’Unione Sovietica sottoscrivendo un trattato d’amicizia con Grecia e Turchia.

In Francia, René Coty è eletto Presidente della Repubblica e in Danimarca viene varata la nuova costituzione.

In Cina il governo dà l’avvio al primo piano economico quinquennale.

Nell’Iraq viene incoronato re Faysal II.

Lo svedese Dag Hammarskjöld è eletto Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Viene finalmente firmato l’armistizio che pone fine alla guerra di Corea.

I biologi Watson e Harry Crick scoprono la struttura elicoidale del DNA e Albert Einstein formula una nuova teoria di campo unificato.

Vengono compiuti, negli Stati Uniti, i primi esperimenti di TV a colori.

Gli alpinisti Hilary e Tenzing conquistano la vetta dell’Everest.

L’Inter vince lo scudetto e Coppi il Giro d’Italia.

Ma, ciò che più rileva, il 29 aprile di quell’anno, a Parona Lomellina, provincia di Pavia, convolano a giuste nozze Colli Maria Emilia di Carlo e Corsico Antonietta, e Rognoni Aldo di Giuseppe e Trecate Paolina.

L’episodio è il non scontato epilogo di una lunga manovra d’appostamento, svoltasi nella pianura grigia e nebbiosa della Lomellina, popolata da enormi zanzare, rane gracidanti, cornacchie indolenti, giovanotti impomatati che battevano le balere in cerca di morose e fanciulle trepidanti in attesa di essere scovate, ben protette dai loro taieurini e da vigili mamme.

Come ciò possa essere accaduto non è ben dato sapere ma, come dice il poeta, “noi chiniam la fronte al Massimo Fattor che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar" 

Il Veneto fu la naturale alcova di questa unione.

Aldo vi giunse nel 1951, impiegato di banca armato di un diploma di ragioniere, di un gessato e un principe di Galles fatti fare su misura e di un orario ferroviario “Italia Centro-Nord”: c’era di che conquistare il mondo. Nel 1953 lo raggiunse Maria Emilia, alla scoperta della sconosciuta vita oltre-Ticino, pronta ad affrontare dialetti oscuri e diffidenze regionali.

L’oggi opulento Nord-Est si preparava allora ad affrontare la propria ricostruzione, dopo lo sconquasso della guerra: mobilieri d’assalto attrezzati solo di mani callose e pelo sullo stomaco assediavano le banche come i pellerossa Fort Alamo, e le sedi centrali degli istituti di credito controllavano le agenzie locali con l’occhiuta attenzione del comitato centrale della Stase rumena.

Ma Aldo non si fece intimorire: trattò con la stessa determinata cortesia e fermezza il cavalier Battistella e Anta Bata, i titolari dell’Euromobil e Gorio Bala, Andrea Zanzotto e Nino Mura, l’arciprete e i chierichetti, l’avvocato e gli imputati, i mecenati e i mendicanti, i potenti e gli ultimi, interpretando al suo meglio il senso della solidarietà che solo può garantire lo sviluppo di una comunità.

Barcamenandosi tra presidenti di sezioni locali del CAI e direttori di pro-loco, imprenditori improvvisati e improbabili consoli onorari, tenne ben ritta la barra del timone della piccola galea che gli era stata affidata e della sua un po’ strampalata ciurma, traghettando i sogni, le aspettative e le speranze di ognuno verso la loro più ragionevole e soddisfacente conclusione.

Nel frattempo, la first lady Maria Emilia, tra una faccenda domestica e l’altra, consumava i propri gomiti sul balcone di Piazza Balbi Valier, trasformata per l’occasione in un qualcosa a metà tra Piazza San Pietro e Piazza Venezia, contando le macchine che passavano, i sogni che si realizzavano e i tanti ricordi.

I nostri due ebbero anche tempo e modo di produrre due tipici manufatti dell’artigianato locale, conosciuti coi nomi di Graziella e Roberto che, se non altro, hanno avuto il merito di consegnare, con la complicità dei propri rispettivi consorti, ai nonni e al mondo tre meravigliosi nipoti: Simone, Sara e la piccola Serena.

Maria Emilia e Aldo li ritroviamo oggi qui, in serena quiescenza, a festeggiare cinquant’anni di matrimonio vissuti così come hanno saputo, voluto e desiderato, approdati a questo lusinghiero risultato dribblando artrosi e cataratte, calcoli biliari e protesi dentarie, internet, e-banking e rifornimenti di benzina self-service.

Leviamo dunque i nostri calici e brindiamo a questi due fanciulli ultrasettantenni, alla loro salute, alle loro nozze d’oro come d’oro è il loro cuore: che la vita ancora vi sia lieve e dolce come lo zucchero filato che compravate ai vostri figli, bambini, quando arrivavano le giostre in paese.

Brindiamo, grati per ciò che hanno fatto, per aver costruito mattone su mattone, in mezzo secolo di storia tribolata, quel meraviglioso solido edificio e porto sicuro che si erge all’orizzonte delle nostre vite: la nostra famiglia.




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Commenti

  1. 😘Complimenti caro Roberto.
    Grazie per i tuoi racconti nostalgici. Ci fai commuovere e sognare.

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  2. Meravigliose le affettuose parole di riconoscenza verso i tuoi genitori. Che bella coppia nella foto, lui signorile e lei romantica. Altri tempi ,duri, ma in cui si pensava a costruire l' essenziale. E l'essenziale
    era l'amore come i tuoi ti hanno trasmesso.

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  3. Bel racconto.. vero, sincero, scritto con il cuore. Bravo

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  4. Complimenti al "manufatto"!

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  5. Caro Roberto, erano anni quelli pieni di problemi, ma con una incrollabile speranza che le cose, col tempo, non potevano che migliorare. Ora abbiamo meno fiducia nel futuro, e i nostri figli potrebbero avere una vita più difficile della nostra. Bel pezzo

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  6. 1953: una carrellata di fatti importanti come le nozze dei tuoi genitori ! Raccontii con simpatica ironia uno stile di vita dettato dalle buone intenzioni di costruire progredire per sé e per gli altri. Bravo Roberto! Ottimo manufatto!

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