Check Point Charlie
Check Point Charlie
Proseguendo
nell' "Operazione Simpatia" già
intrapresa da alcuni anni, Trenitalia ha introdotto un nuovo divertente happening volto a
rivitalizzare la triste e monotona transumanza di noi pendolari ferroviari nel
quotidiano percorso casa-lavoro-casa.
Sto
parlando del controllo dei biglietti alla stazione di arrivo.
La
faccenda funziona così:
All'arrivo alla
stazione di Venezia Santa Lucia i malcapitati viaggiatori, una
volta scesi dal treno, di solito in ritardo, si trovano di fronte a transennamenti
minacciosi come cavalli di frisia e vengono incanalati attraverso
questi recinti, come manzi portati al macello, verso
il Charlie Point del controllo.
Qui, nerboruti
addetti di Trenitalia bardati con rutilanti giubbotti fluorescenti e cartellini
identificativi di difficile verificabilità, si oppongono
alla mandria sopraggiungente, allargando braccia e gambe, che
neanche i G-men di Lady Gaga per arginare i fans.
L'effetto
è adrenalinico: ci si sente come clandestini appena sbarcati da un qualche
sgangherato canotto sul bagnasciuga di Lampedusa: meglio di una vacanza
estrema in Yemen o in Sudan
Noi
pendolari, ormai canuti per la saggezza e la pazienza con
cui abbiamo sopportato per anni (nel mio caso per decenni), code
agli sportelli per rinnovare i nostri abbonamenti, ritardi, soppressioni
di treni, guasti e stravolgimenti di orari, esibiamo, alla
fine di questa sorta di Forche Caudine, i
nostri gualciti documenti di viaggio.
I
controllori non degnano di un solo sguardo il biglietto esibito: l'importante
non è controllare, ma far vedere chi comanda.
Una
volta superato il controllo, ci avviamo
mestamente alle nostre destinazioni, ancora
scombussolati per l'umiliazione subita.
Nel
frattempo, il personale viaggiante addetto al controllo dei biglietti durante
il tragitto che mai si era neppure intravisto
per tutto il viaggio, è ancora rintanato in qualche confortevole scompartimento a giocare
il Superenalotto, nella speranza, grazie a mirabolanti vincite, di
mandare finalmente a remengo Trenitalia e noi pendolari tutti.
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Ogni Italiano con un berretto in testa (o con un cartellino identificativo) si trasforma in un generale di corpo d'armata...
RispondiEliminaCondivido pienamente l'opinione di UC! Certo è che Roberto ha descritto la situazione con una ricchezza di linguaggio degna di complimenti !
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