Centoporte
Centoporte
Il “Centoporte” era una
carrozza in servizio sulle linee regionali delle ferrovie italiane dal 1928
agli anni ’80.
Era dotata di molte porte
laterali, fino a dieci per lato, aveva sedili di legno chiaro stretti e
scomodissimi e viaggiava anche su quattro assi di ruote sferraglianti.
Agghindata di legni e ottoni come una grande orchestra sinfonica, è stata un
mostro buono che ha accompagnato premuroso i miei primi anni di giovane
pendolare …
Per prima cosa vedevi le
scarpe.
Ti si paravano davanti
all’altezza degli occhi e tu, che dovevi salire, ti trovavi a sostenere lo
sguardo seccato dei passeggeri già seduti e a prepararti ad affrontare le
Forche Caudine delle loro ginocchia in mezzo alle quali avresti dovuto passare per
accedere allo scompartimento, e che avresti dovuto per forza strusciare.
L’attesa di questa promiscuità non voluta ti metteva subito ansia e disagio. Se
poi avevi una valigia la preoccupazione aumentava. Le valige di una volta,
fatte di cartone telato e dotate agli spigoli di minacciosi cuoi borchiati,
sembravano fatte apposta per sfregare e sbucciare le ginocchia dei passeggeri
già presenti, e già ti immaginavi a prodigarti in scuse e automortificazioni.
Ma il vero dramma era se intravedevi all’orizzonte, nel posto più interno, una
signorina elegante: smagliarle le calze di nylon sarebbe stata una catastrofe.
Una volta superato
indenne l’ardimentoso cimento ti accomodavi sul sedile di legno, strettissimo e
scomodissimo, incrociando faticosamente le gambe con il viaggiatore che avevi
di fronte. In compenso, il legno era fresco e non rischiavi la orribile
sensazione che si può provare nei treni di oggi sedendoti su un sedile ancora
caldo del culo del passeggero che ti ha preceduto.
Finalmente si parte. La
bestia comincia a emettere cigolii lancinanti, ansimi, ragli di Pinocchio che,
trasformato in somaro, viene gettato nel mare per farne, con la sua pelle, un
tamburo.
Il vecchio Centoporte
lancia le sue ultime invettive e maledizioni a quei giovinastri dei treni
“Rock” e “Pop” che, wificonnessi e irridenti, si scambiano il cinque e storie Instagram.
Lui, come un vecchio, ricorda a tutti di quando durante la guerra era adibito a
ospedale mobile e trasporto feriti, nobili attività per le quali non è mai
stato insignito di nessuna medaglia, accidenti.
Artritico e maestoso,
scioglie le sue vele rattoppate e mette in moto il suo sferragliante caravanserraglio
come una galea veneziana in partenza per Lepanto o una decrepita nave pirata.
Si avvicina il capotreno per il controllo dei biglietti: ha una benda
sull’occhio, una gamba di legno, un uncino al posto della mano sinistra e tiene
un pappagallo sulla spalla che strilla “Biglietti prego!”
A fatica
raggiungiamo la velocità di crociera e i quattro assi di ruote sfoderano tutto
il loro inimitabile sound. Se chiudi gli occhi con un po' di fantasia puoi
sentire un assolo di batteria, fatta forse con la pelle di Pinocchio, del
grande Max Roach, e il buonumore torna: tatam tatam, tutum tutum ...
La lama dell’aria
che proviene dalla fessura del finestrino che non si può chiudere completamente
ti ricorda che “pulvis es et in pulverem reverteris”, ma accetti quella
penitenza come il giusto prezzo dell’avventura e del sogno che stai vivendo.
Finalmente arrivi
a destinazione, accolto dal lancinante stridio dei freni delle otto ruote e
dall’ultimo straziante ansimo dei pantografi che si abbassano.
°°°
Alla fine di questo
viaggio nel tempo e nel sogno, finalmente democraticamente equiparato ora agli
altri viaggiatori (il Centoporte è creatura giusta), scendo con
difficoltà gli scalini impervi e mi avvio verso l’uscita della stazione
rivolgendo un ultimo sguardo riconoscente a quelle dieci porte e ai miei
vent’anni.
Per favore, quando scrivi un commento, se puoi lascia il tuo nome o anche un nickname. Grazie
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Ricordi indelebili!
RispondiEliminaBella la foto del cento porte. Storie di gioventù, gradevole il ricordo che imprimi nella penna.
RispondiEliminail romanticismo impera. Anche io amo questi vecchi treni, ma nel mio viaggio pendolare ringrazio i Pop e i Rock
RispondiEliminaRicordo il treno e con nostalgia
RispondiEliminaCiao Roberto
RispondiEliminaNostalgico, sentimentale e davvero bravo nel farmi rievocare i momenti piacevoli della mia gioventù.
Continua così. Grazie