Solo per una sera
Solo per una sera A mio nonno Carlo lavorare i campi non piaceva. Per lui, un bell’uomo alto, dritto come un fuso, la terra era troppo bassa, troppo lontana dai suoi occhi chiari sempre intenti a guardare il mondo un po’ più in là. E così si era messo a fare lo zoccolaio, lasciando che fosse la moglie ad arrabattarsi tra il lavoro in risaia e i quattro figli venuti al mondo in serie e smaniosi di masticare pane e vita. Gli piaceva vagare tra i pioppeti che presidiavano come sentinelle le sterminate risaie che circondavano il suo paese, scegliendo attentamente i fusti più adatti a trasformarsi in zoccoli tra le sue mani esperte. Il pioppo era il legno migliore, resistente ma duttile, facile da lavorare, docile nel farsi forgiare da scalpelli e raspe. Dalla corteccia dei tronchi valutava l’età della pianta, batteva con le nocche sul legno, per capire se l’albero fosse sano e robusto. Con l’occasione, a seconda della stagione, approfittava per raccogliere qualche fungo o catturare qua