Cursus Honorum
Cursus Honorum Tutto sommato, la prima elementare scorse via tranquillamente. La maestra Frare ci governava come una nidiata di conigli, rinchiusi nella nostra aula-stabbio, ignari del nostro destino (cucinati alla cacciatora?), tirandoci su a paginate di aste sbilenche e “o” minuscole col ricciolo in alto, da non confondere con le “a”, che il ricciolo invece ce l’hanno in basso. Solo la H maiuscola corsiva era un cimento quasi insuperabile, ma se, dopo infiniti tentativi, ce la facevi, poi eri a posto. La maestra Frare era una signora minuta, leggermente claudicante, con i capelli cotonati come si usava in quegli anni ’60. Prossima alla pensione, pensava soprattutto ad arrivare indenne alla fine della giornata e osservava quella voliera di bimbi bercianti che avrebbe dovuto educare con un certo astio e molta rassegnazione. Poiché faticava a camminare, se ne stava tutto il tempo seduta in cattedra, tenendo sempre pronta vicino a sé una lunga canna di bambù appoggiata m